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BARBERIS E L'ARTE

“...La santità, non bisogna farsi illusioni, non la si fa col pennello ma con lo scalpello...”  (Ven. Adolfo Barberis)

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Mons. Barberis intendeva l'arte sacra come un aiuto a comprendere le verità cristiane più vive attraverso i simboli espressi, un mezzo per incrementare la lode e la gloria a Dio oltre che indirizzare religiosamente gli uomini al mistero divino e talvolta far arrivare alla contemplazione. 
Cioè attraverso l'arte voleva non solo comunicare il suo fervore e la sua pietà, ma condurre gli altri ad approfondire il senso del sacro.

Si è caratterizzato per una sensibilità umana, non solo a livello di rapporti personali ma anche per una attenzione significativa alle cose belle; ritiene che l'arte sacra rappresenti il vertice dell'espressione estetica in quanto il sacro è la massima espressione del bello, per cui è necessario che l'artista cerchi la collaborazione del teologo e sia scrupoloso nel seguirne le indicazioni, in una materia nella quale una piccola variante può indurre in gravissimo errore.

Tra il 1910 e il 1911 Pio X° aveva disposto che nei Seminari per i chierici vi fosse l'insegnamento dell'archeologia e dell'arte sacra: a Torino questa cattedra viene affidata al teologo Barberis. Oltre che segretario della Commissione Diocesana di Arte Sacra, firma personalmente la progettazione, la ricostruzione, l'abbellimento e la realizzazione di numerose chiese e santuari.

Sapeva eccellere in tutti i generi di espressione artistica:
disegno, pittura, bassorilievo, sbalzo, miniatura; metteva sulla carta con facilità le sue impressioni, curando sempre molto i particolari.

In questo ambito si fa una fama notevole: ci si rivolge a lui per consulenze e progetti di vario genere. Numerosi sono i suoi disegni e proposte per paramenti, arredi e vasi sacri che hanno arricchito molte chiese. Ricordiamo tra le sue opere significative di costruzioni sacre progettate e promosse la tomba del cardinal Richelmy nel Santuario della Consolata, l'altare monumentale eretto a Torino in piazza Vittorio Veneto per la conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale del 1953 e la chiesa "Gesù" eretta accanto alla Casa generalizia delle suore del Famulato Cristiano, consacrata pochi giorni prima della sua morte.

L'arte fu dunque un aspetto rilevante nella sua attività e se ne è servito come mezzo efficace per comunicare e inculcare anche alle Suore la sua spiritualità.

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